mercoledì 28 novembre 2012

LA BEFANA RECICLATA



ARTIGIANI ARTISTI E RICICLATORI.
È PROPRIO QUEL ”RICICLATORI” CHE FA LA DIFFERENZA


Chiedo scusa in anticipo se sarò lungo e magari noioso, contrariamente alle mie abitudini, ma per arrivare ai giorni nostri mi corre una premessa e poi andare indietro nel tempo, molto indietro.
Premessa. Non pochi di quelli che mi apprezzano chiedono che scriva l’autobiografia. Io rispondo sistematicamente che fino a che avrò intatte passione, visionarietà, indignazione e soprattutto lucidità   questa sì rivoluzionaria, l’autobiografia che mi riguarda sta nel presente, nelle migliaia di pagine dei miei libri, nelle iniziative ininterrotte, e nei numerosi sogni ad occhi aperti riguardo al futuro.
Però. Però adesso che ho il “mio” sito, Strade Bianche per l’appunto, dove posso parlare come mi pare ne approfitto nel segnalare eventi vari, di raccontare pezzi di mia storia che, posso assicurare, non è mai stata privata. Insomma un’autobiografia a puntate e chissà per quanto tempo. Preparatevi!
Capitolo artigiani artisti e riciclatori. La storia comincia 33 anni fa. Io da qualche anno abitavo ad Elmo, in aperta campagna, dove tutt’ora risiedo in compagnia di 2 gatti. Allora, trentatre anni fa, un po’da solo e un po’ coi compagni di Terra Rossa, incendiaria cooperativa agricola giovanile, che questa è un’altra storia.
In quegli stessi anni e poi per molti ancora s’era insediata una vasta e sparsa comunità di figli dei fiori e di ex sessantottini. Ci frequentavamo tra di noi e poi frequentavamo cantine, bar e locande, e morta li. A me venne l’idea di scendere in piazza pubblica per proporre artigianato autoprodotto che tutti, più o meno creavano, ed altri manufatti, della erboristeria o trasformazione alimentare.
La proposta piacque tanto che di li a poco, a maggio, occupammo con decine di banchi colorati la grande piazza di S. Quirico, la frazione più vicina a Sorano, il capoluogo. Noi per primi fummo stupiti del successo (uso per comodità questa brutta parola), di folla, follia, e anche di vendite. Tanto stupiti che decidemmo di costituirci in Associazione andando perfino dal notaio per registrarla, in carovana con tanto di bambini e cani, come si andava ai concerti, e di richiedere all’amministrazione del comune di Sorano gli spazi esterni della Fortezza Orsini, a luglio.
E così fu prima mostra-mercato. Trentatré anni orsono.
Le cose andarono ancor più alla grande, soprattutto perché riuscimmo a far corpo (tornerà questo “far corpo”, o se tornerà) noi figli dei fiori, con artigiani tradizionali, cittadini  e visitatori. Giorno e notte, solo alle 5 di mattina una tregua per le pulizie. Musica, tanta musica dal vivo, compresa quella della banda del paese, e poi ottava rima, teatro e animazioni: di nuovo festa e follia e vendite alle stelle.
A fronte di tanta resa il sindaco di allora pensò bene di proporci patrocinio e organizzazione. Io mi opposi ferocemente ritenendo l’autogestione indispensabile per un futuro compatibile, creativo oltre che di risorse. Vinsero i “commercianti” che poi son diventati sempre più potenti da condizionare l’andamento stesso della mostra-mercato,  con in prima fila quelli che, dopo essersi fatti vacanze in India, si misero a importare container di fuffa-usa-e-getta. Io fui sfiduciato da presidente dell’Associazione e messo in un angolo, rimanendo espositore coi libri di Stampa Alternativa.
La mostra cambiò pelle e luogo. Divenne mostra di commercianti con una componente fricchettona, tanto per dar colore, e si spostò in pieno centro storico per far da stampella e richiamo alla sagra del prosciutto-formaggio e tortello indispensabile alla sopravvivenza della locale squadra di calcio. Che è un’altra storia, ancora da riparlarne, a tempo debito.
Otto anni fa il colpo di scena. Io contribuisco a far eleggere il nuovo sindaco che tutt’ora governa e lui, fresco di carica, mi dice se voglio occuparmi di una rogna. Quale rogna? Ma la mostra-mercato, perbacco.
Io ci penso su, che cominciano anche degli incubi che mi faranno compagnia negli stessi periodi e decido di accettare la sfida, venticinque anni dopo la mitica prima edizione. E cosa mi invento  per recuperare  quella qualità andata a farsi fottere? M’invento spazzino, davvero, per far trovare il paese pulito di primo mattino; m’invento che la piazza storica principale diventi  piazza dei bambini, con la vecchia giostra degli anni ’50 rimessa a nuovo dagli stessi bambini a far da attrazione; m’invento una cordata di artigiani di antichi mestieri che lavorino ininterrottamente per recuperare la memoria scomparsa. E altro ancora che non la faccio lunga di più.
Le trovate, per così dire, funzionano tanto che la mostra riacquista lo smalto che aveva perso. E anno dopo anno degli otto della mia direzione, le “trovate” aumentano, rinnovandosi. Tanto che quella soranese diventa evento nazionale di qualità, in controtendenza.
Arrivo agli artigiani artisti: la mia croce, per la loro tendenza a far commercio esasperatamente che, secondo me, rovina anche il bello delle loro opere. Son costretto alla guerra estenuante dei posizionamenti, degli orari, delle depressioni per non aver venduto il primo giorno, per dirne alcune. Poi devo fare, contemporaneamente, i conti col partito dell’invidia costituito da pochi cittadini che abbagliati da tanta originalità sbroccano e uno di loro, consigliere comunale e capo dell’opposizione, ci mette di suo e mi tocca anche querelarlo.
Siamo alle ultime battute.  Che se fosse per gli artigiani-artisti-commercianti mi sarei dimesso da organizzatore. E invece, proprio alla mostra soranese, non solo incontro artigiani artisti che tutto sono meno che commercianti, ma anche artigiani artisti riciclatori. Gli uni e gli altri sanno compiere quel miracolo che si chiama “fare corpo”, tra di loro, con me, più o meno stressato nell’ingrato ruolo di organizzatore tuttofare, e con i visitatori, oltre che con la maggioranza dei cittadini, salvo quelli del partito dell’invidia.
Per dire e concludere che il mio futuro, a Sorano, a Pitigliano o altrove sarà fondamentalmente con gli artigiani artisti puri e non assatanati dal business e i riciclatori, adesso che li ho ben frequentati e conosciuti.
E per invitare chi mi sta leggendo, ed è arrivato eroicamente a leggermi sin qui, a venire a PITIGLIANO PER LA BEFANA RICICLATA.
   

1 commento:

  1. ottimo, la biografia di marcello a puntate... attendiamo il seguito e i precedenti :-)

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